Storie di streghe e di ancestrali paure sui Monti della Laga

Nei borghi dei Monti della Laga restano profondamente radicate credenze popolari, leggende e superstizioni che hanno alimentato tutto un bagaglio di filtri, scongiuri e amuleti contro stregonerie e malefici. Tra questi c’è il “breve”, un piccolo sacchetto contro le fatture da portarsi dietro che contiene la terra di tre diversi padroni, il sale contro il malocchio e pezzi di candela benedetta. Nei paesi della Laga le storie di streghe e fattucchiere hanno una lunga tradizione: ancora oggi, anche nelle torride notti d’estate, si serrano le finestre di notte, magari adorne di teste d’aglio, per impedire alle streghe sotto forma di insetti e falene di entrare nelle abitazioni e succhiare il sangue dei bambini addormentati. Un luogo particolarmente esoterico, considerato eletto per i “sabba” locali e raduni di magia, sono gli alberi di noce di cui il territorio è ricco. Si narra di cavalle ritrovate qui con criniere mirabilmente intrecciate, naturalmente opera di spiriti malvagi.

 

Sempre al collegamento tra le streghe e gli alberi di noce sono legate le incredibili storie della Fonte della Noce a Teramo, dove si narra si radunassero due volte l’anno tutte le streghe dell’Italia centrale per partire poi e celebrare i loro rituali alla volta di Benevento, città in cui, già all’epoca dell’imperatore Domiziano, si svilupparono culti misterici.

 

Anche nella simbologia legata al Solstizio d’estate (19-25 giugno) secondo la tradizione devono essere raccolte le noci dalle donne più esperte, conoscitrici delle proprietà delle erbe e delle bacche dell’attuale area del Parco – le chiamavano "Herbarie", nell’immaginari collettivo spesso accostate alle streghe -, che a piedi nudi salivano sugli alberi di noci per staccare dall’albero i frutti migliori ed esporli alla rugiada per tutta la notte. Da qui veniva preparato il liquore, il nocino, usato anticamente per scopi divinatori e officinali. Nella simbologia popolare poi non a caso portare una noce in tasca protegge dalla cattiva sorte. Qualche anziano custode della memoria dei luoghi consiglia anche di tenersi alla larga scrupolosamente gli incroci di strade tra il martedì e il venerdì dalla mezzanotte alle prime luci del mattino per evitare sgraditi incontri con creature scarmigliate, nerovestite e dagli immancabili occhi rossi.

 

Tra l’altro, proprio a questo patrimonio di terrorizzanti storie di una montagna popolati di predatori, spiriti malefici e creature del male è dedicata la longeva Rassegna di teatro-natura nel Parco "La Notte delle Paure", ideata proprio per far rivivere i paesi abbandonati dell’area e la tradizione orale attraverso il racconto di antiche storie di lupi, streghe, “mazzmarill” – i mitici folletti del folklore abruzzese -  che hanno popolato questi boschi da parte degli anziani del luogo fino ad evolversi, nel corso degli anni, ad indagare le declinazioni più varie della paura, dai timori più ancestrali alle fobie contemporanee.

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