Storie di briganti, la tradizione "ribelle"

La tradizione "ribelle" nell’area della Laga risale al lontano 89 a.C.  quando venne distrutta la città di Asculum e i superstiti dei massacri trovarono rifugio tra i boschi della Montagna dei Fiori e dell’attuale Valle Castellana. Nel Medioevo, a causa delle condizioni di miseria, il brigantaggio si diffuse talmente che Papa Sisto V inviò migliaia di soldati per arginare il fenomeno con la repressione e la "diplomazia", concedendo la grazia a oltre 600 banditi disposti a combattere volontari contro i Turchi. Sul finire del XVIII secolo si colloca l’inizio del brigantaggio moderno sui Monti della Laga: contadini e montanari insorsero in maniera sanguinosa contro gli "invasori".

 

Caratteristica e pittoresca è la figura di uno dei capi-brigante attivi in questa zona, Donato De Donatis, prete di Pezzelle, vicino Cortino, noto per le sue efferate scorrerie. Giuseppe Costantini detto "Sciabolone", compagno di lotte di De Donatis, nel 1799, dopo aver massacrato la guarnigione francese arrivò a "conquistare" Ascoli, ma l’assedio non durò a lungo. Fu poi al fianco del comandante Matteo Wade nella resistenza della Fortezza di Civitella all’attacco dei Francesi.

 

Con la capitolazione della fortezza si rifugiò nei boschi della Laga, dove fu arruolato come “cacciatore” di banditi. Le guide degli Sciaboloni, con tanto di divisa di panno nero bordata di rosso e cappello tondo, battevano questi monti alla ricerca dei briganti. Ciprietti detto Jacone di Campovalano, scaltro capobanda molto attivo nel civitellese, fu preso e decapitato e la sua testa esposta fuori dalle mura della città a titolo di monito per gli altri malvagi.

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