La gastronomia teramana è rinomata per i suoi piatti tipici, preparati con ingredienti genuini e dai sapori forti e decisi, che rivelano l’identità di un territorio ricco di gusto. Vi presentiamo un trittico di piatti che esprime al meglio il carattere peculiare di questa cucina e le antiche tradizioni gastronomiche del capoluogo. Ne fanno parte a pieno titolo le mazzarelle, le virtù e il timballo teramano, realizzato rigorosamente con le scrippelle.
LE MAZZARELLE
La tradizione culinaria abruzzese ci fa dono di molte prelibatezze per il palato. Le mazzarelle, tipiche del territorio teramano, occupano un posto di primaria importanza; di recente, inoltre, hanno ottenuto il titolo P.A.T. – prodotti agroalimentari tradizionali. Il piatto si compone di involtini di coratella di agnello avvolta in foglie di indivia legati con budelline dello stesso agnello. Con una storia di quotidianità contadina alle spalle, sono il piatto forte del menù pasquale. Per alcuni sono considerate come un secondo, ma tradizione vuole che siano servite come primo o anche come antipasto. La preparazione, soprattutto per la pulizia dei vari ingredienti, richiede tempo, accuratezza e una certa manualità. Si possono gustare negli agriturismi e nei ristoranti di cucina tradizionale teramana. Come tutti i piatti con una lunga tradizione alle spalle porta con sé una diatriba legata a quale sia la sua versione originale. C’è chi la vuole nella versione in bianco, rosolata quindi in un semplicissimo soffritto che ne esalti il sapore e chi in umido, cotta in un sughetto insaporito dagli umori delle carni d’agnello. In ogni caso, vanno servite e gustate ben calde.
LE VIRTU’
Troppo spesso, chi non è della zona, alla parola “Virtù”, associa termini come minestrone o zuppa di verdure e legumi. Ogni volta che ciò accade, una povera nonna teramana piange. Infatti, le Virtù sono un piatto davvero unico nel loro genere; per quanto la ricetta sia una e una sola, il risultato cambia a ogni mestolo. Ogni buona massaia ha il suo ingrediente segreto per rendere speciale la pietanza: c’è chi aggiunge più pasta, più spezie o più odori. È una tradizione molto antica, legata alla cultura del Calendimaggio. Con l’arrivo della bella stagione, si aveva la necessità di svuotare le dispense dalle ultime rimanenze dell’invernata passata, per far posto al nuovo raccolto; ma nella cultura contadina niente andava sprecato, quindi si raccoglievano tutti i prodotti che gli scaffali contenevano e si univano alle primizie della nuova stagione. Non si faceva distinzione, nel piatto trovavano, e trovano ancora oggi posto, tutti i tipi di legumi, pasta e anche carne. La preparazione è lunga e complessa, a causa della grande quantità e varietà degli ingredienti; per questo motivo è usanza condividere le porzioni tra amici e parenti, o addirittura raccogliersi tutti insieme alla stessa tavola. Tanto nel passato, quanto ora, le Virtù, che si possono gustare in tutti i ristoranti del teramano il 1° maggio, sono simbolo di festa, di augurio per l’arrivo della primavera, di unione, collettività e operosità. La leggenda vuole che le virtù teramane debbano essere cucinate da sette vergini per sette ore utilizzando sette tipi di pasta, sette tipi di legumi e sette tipi di verdure, numero 7 che non è dato dal caso ma rappresenta proprio le sette virtù cristiane.
Tante altre sono le ipotesi sull’origine del nome di questo piatto, tra le quali troviamo quella per cui le virtù starebbero ad indicare i legumi e le verdure, doni della terra, frutto del duro lavoro e della fatica dei contadini. Secondo altri è un omaggio alla virtuosa capacità economica della massaia che è riuscita a gestire bene la dispensa fino alla fine dell’inverno.
IL TIMBALLO TERAMANO
Il Timballo teramano è il piatto di festa per eccellenza. Regna incontrastato sulla tavola di Natale, di Pasqua, di Ferragosto e in tutte quelle occasioni speciali in cui ci si riunisce con familiari e amici. Si differenzia dalle altre pietanze, come la lasagna, per l’utilizzo al posto della classica pasta di strati sovrapposti di crespelle o scrippelle (crepe sottilissime a base di uova, acqua e farina 00). Al suo interno si trovano ragù, polpettine, spinaci, uova sode, verdure varie, carciofi, mozzarella. Ne risulta un piatto succulento, consistente e ricco di cremosità, che si presta a molte varianti e personalizzazioni (sulla costa viene anche proposto il timballo di pesce). Il timballo nasce dalla tradizione culinaria contadina abruzzese: è un piatto di origine umile ma che in ogni boccone esprime tutta la ricchezza del territorio. L’accostamento perfetto è con un vino importante e che esprime altrettanto carattere territoriale, come il DOCG “Montepulciano d’Abruzzo Colline Termane”.