Il territorio di Valle Castellana è totalmente immerso nella Laga ed è contraddistinto da numerose frazioni e contrade, alcune delle quali oramai disabitate. È particolarmente ricco di torrenti e boschi e in tutta l’area teramana e picena è noto per le castagne. Anche dal punto di vista archeologico ha una certa importanza visto che sono stati ritrovati nel tempo molti utensili e resti di tombe risalenti al Paleolitico. Durante il Medioevo il centro abitato relativamente più grande fu quasi certamente la contrada Colle, arroccata intorno alla Chiesa di Santa Maria di Stornazzano, mentre in epoca risorgimentale, ultimo possedimento del Regno delle Due Sicilie prima dell’inizio dello Stato Pontificio, costituì una zona di contrasto e resistenza all’unità d’Italia, conoscendo massicciamente il fenomeno del c.d. brigantaggio. Quest’ultimo fu favorito proprio dalla conformazione orografica del territorio, in cui abbondano boschi, montagne, caverne, dirupi, costoni da cui controllare i movimenti altrui e anfratti nei quali trovare riparo. Secondo gli storici molte frazioni che oggi fanno parte del Comune erano in epoca medioevale altrettanti castelli che costruirono una linea difensiva collegata con la Fortezza di Civitella e il castello di re Manfredi. Nei pressi di Macchia da Sole, si trovano i resti perimetrali del Castel Manfrino, su un’altura rocciosa. Nella zona di Vallenquina, invece, il castello neogotico fatto costruire dal letterato Vincenzo Bonifaci, su modello del castello della Monica a Teramo.
Il nome ufficiale di Valle Castellana data 1285 quando i borghi di Ceresia, Sorbo, Stornazzano e Rosaio decisero, davanti alla Chiesa dell’Annunziata, di chiedere la cittadinanza di Ascoli dando il nome al paese. La storia di Valle Castellana è punteggiata da molti avvenimenti: luogo di frequenti stanziamenti di monaci e costruzioni di monasteri, combattimenti tra briganti e gendarmi durante il periodo dell’unità d’Italia, ricerche di antichi tesori, guerre e saccheggi. Ad esempio, molti storici antichi fanno risalire la fondazione di Pietralta, una delle tante frazioni del Comune, ai tempi della fuga degli ascolani dalle incursioni longobarde del duca Faroaldo. Un altro momento centrale della storia del borgo fu senz’altro il brigantaggio e le vicende che vi si intrecciano a partire già dal Rinascimento fino alla capitolazione del Regno di Napoli e al completamento dell’unità d’Italia. Ciò fu possibile proprio per la collocazione geografica di Valle Castellana, ultimo avamposto borbonico prima dello Stato Pontificio e territorio difficilmente espugnabile visti i boschi, le montagne, le caverne e i tanti altri luoghi perfetti per nascondersi, difendere e attaccare. Nel 1853 Valle Castellana acquista dai comuni vicini dello Stato della Chiesa diversi villaggi, ossia Vignatico, Collegrato e Valloni, oltre a una striscia di terra che va da Colle San Marco verso il Monte Piselli. In più acquista i borghi di Pietralta, Morrice e Casanova, facendo avanzare il confine del Regno delle Due Sicilie fino al torrente Castellano, che diventa confine di Stato.
Valle Castellana è situata nel cuore di una delle zone d’Italia più ricche di castagne. Questa specificità non può che avere ricadute anche sulla dimensione culinaria e gastronomica del borgo, noto infatti per i diversi piatti prelibati a base di castagne.
Un piatto tipico…e la sua ricetta
Uno di questi è senza dubbio rappresentato dai caggionetti, tipico dolce natalizio diffuso in tutta la provincia di Teramo e particolarmente amato da queste parti. Gli ingredienti sono: 1 kg castagne, 250 g miele, 250 g zucchero, 100 g cedro a pezzettini, 100 g cioccolato fondente grattugiato, 200 g mandorle lessate, sgusciate, tostate e macinate, 1/4 litro rum, una buccia limone grattugiata, un po’ di cannella macinata, un bicchiere vino bianco, un bicchiere d’olio, farina quanto basta.
La preparazione è la seguente: le castagna, sgusciate, lessate e spellate vanno passate al tritaverdure. Si riscalda il miele e lo si mette in una zuppiera insieme al passato di castagne, girando ben bene il tutto e aggiungendo gradualmente zucchero, cioccolato, mandorle, rum, cedro, limone e cannella. Dopodiché amalgamare bene e lasciare riposare per un giorno. Preparare quindi la massa della pasta con farina, olio e vino. Fare delle strisce molto sottili, larghe circa dieci centimetri e confezionare i dolci come ravioli, cioè disponendo sulla striscia una cucchiaiata dell’impasto e ripiegando l’estremità. Occorre poi sigillare questa sorta di involtini così ottenuti premendo intorno alle “palline” e separarli dal resto della sfoglia ritagliandoli con il taglia-ravioli dotato di rotella dentellata. Infine friggere in olio caldo, fare asciugare e spolverare il tutto con lo zucchero.
Sito Web: http://www.comune.vallecastellana.te.it/
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Dall’autostrada A14 uscire a San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno, seguire la direzione Ascoli Piceno, continuare sulla superstrada Ascoli-Mare RA11 fino all’uscita Ascoli Piceno – Porta Cartara e infine proseguire in direzione Valle Castellana. - Da Pescara e Chieti
Prendere l’autostrada Adriatica A14, uscire a San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno, seguire la direzione Ascoli Piceno, continuare sulla superstrada Ascoli-Mare RA11 fino all’uscita Ascoli Piceno – Porta Cartara e proseguire in direzione Valle Castellana.