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È situata nella parte più alta del paese, tra le case antiche che le si abbarbicano intorno e una piccola ma ordinata piazzetta. Pare che il culto per Santa Sinforosa sia dovuto al pontefice Stefano III (768-772), per alcuni originario di Tossicia, il quale ordinò la traslazione a Tossicia delle reliquie di questa santa torturata e martirizzata dall’Imperatore Adriano insieme ai suoi figli nell’anno 153.
La chiesa è stata consacrata nel 1438 ed è realizzata in pietre e laterizio. Uno dei due portali è sul lato corto ed è ad architrave piano sormontato da una lunetta che, nei punti d’attacco, presenta due testine scultoree, mentre sulla chiave d’arco della lunetta si trova lo stemma degli Orsini, feudatari della Valle Siciliana nel periodo della consacrazione della chiesa.
L’altro portale è sul lato lungo dell’edificio ed è di chiara scuola veneta ed è anch’esso ad architrave piano sormontato da lunetta con colonne tortili, decori con motivi floreali e curve rinascimentali che ne nobilitano l’aspetto. Sui capitelli, anche se deteriorati dal tempo, sono ancora visibili due statuette raffiguranti la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele.
Dietro la chiesa è presente la torre campanaria a base quadrangolare. L’interno è diviso in due navate, di cui la principale è più lunga e termina con un’abside, all’interno della quale trova posto un altare di legno di epoca rinascimentale del 1587, mentre l’altra navata potrebbe essere stata aggiunta in una ristrutturazione del Cinquecento. Vicino all’ingresso e nel muro è inserita la placca con la Croce delle Indulgenze che Papa Leone XIII concesse nel 1901.