È la città capoluogo di provincia d’Abruzzo più a nord della regione, posta alla confluenza del fiume Tordino e del torrente Vezzola, a 265 m s.l.m. e a circa metà strada tra il Gran Sasso e il Mare Adriatico. Il territorio di Teramo confina a nord con Campli e Bellante, a sud con Cermignano, Penna Sant’Andrea, Basciano e Montorio al Vomano, a est con Canzano e a ovest con Cortino e Torricella Sicura.
L’attuale città di Teramo e il suo territorio sono popolati da tempi antichissimi e in epoca preromana fu addirittura capitale di un popolo, quello Pretuzio, per poi essere conquistata, nel 290 a.C., dal console romano Manio Curio Dentato diventando municipio. Come città capitale del Pretutium fu inserita da Augusto nella V regio, afferente il Picenum, e conobbe un periodo di prosperità ed espansione, testimoniato dall’edificazione di templi, terme, teatri e altri edifici importanti per la vita pubblica e sociale. Nel 410 fu saccheggiata e rasa al suolo dai Visigoti per poi essere ricostruita nel 568, mentre successivamente fu conquistata dai Longobardi e ricondotta all’interno del marchesato di Fermo e dopo del ducato di Spoleto. Le vicissitudini della città, comunque, non finirono qui. Nel 1155 fu di nuovo quasi del tutto distrutta nella faida tra i Normanni e i duchi di Puglia ma si risollevò ancora una volta e, sotto il governo vescovile, conobbe un nuovo periodo di splendore e benessere, attestato, tra le altre cose, dalla costruzione della nuova cattedrale di Santa Maria Assunta. In particolare questa fase positiva durò dal 1202 al 1292, quando furono allargate le mura, vennero erette nuove chiese, tra cui l’attuale Chiesa di Sant’Antonio, e la città fu inclusa nella porzione dell’Abruzzo Citra del nascente “Giustizierato d’Abruzzo” (1233). Questo periodo di progresso proseguì con il dominio angioino, durante il quale Teramo acquisì castelli, contrade e importanti privilegi da parte dei sovrani e inoltre proseguì nell’opera di ampliamento urbanistico e arricchimento architettonico con la costruzione di chiese, conventi, palazzi e altri edifici pubblici di pregio destinati a uso civico e religioso. Nel 1362, peraltro, vennero avviati i lavori per l’edificazione del Palazzo Melatino, circostanza che dava la possibilità a questa potente e influente famiglia teramana di affermare il suo prestigio sulla città. Il declino, tuttavia, arrivò quasi sul finire del XIV secolo, allorché si susseguirono una serie di eventi infausti e perfino disastrosi che portarono Teramo a conoscere una lunga fase di difficoltà. A ciò contribuirono in maniera determinante il terremoto del 1380, il conflitto tra le famiglia dei Melatini e dei De Valle e il brigantaggio, fatti che fecero sprofondare la città in una evidente decadenza da cui non si riprese neanche durante il governo dei signori d’Altavilla, né sotto le dominazioni dei Francesi e degli Spagnoli.
Nel corso del XVI secolo esplose la rivalità e poi un vero e proprio conflitto tra Teramo e Atri, tanto che il 17 novembre 1521 i duchi di Acquaviva di Atri cinsero d’assedio la città che seppe stoicamente resistere e non cadde, unica del circondario, anche grazie all’apparizione di San Berardo che costrinse gli assedianti alla ritirata. Proprio nel Cinquecento Teramo cominciò a rifiorire dal punto di vista culturale, grazie soprattutto all’imminente storico Muzio Muzii il quale, nei suoi Dialoghi, descriverà in maniera magistrale la grande peste che colpì Teramo a metà XVI secolo. All’opera di Muzii, inoltre, va a sommarsi anche l’apertura della prima tipografia teramana per merito dei fratelli Facij.
Ma Teramo dovette affrontare altri tempi duri. Nel 1703 il devastante terremoto che colpì L’Aquila fece pesantissimi danni anche a Teramo che esacerbarono una situazione già dura dovuta alla povertà dilagante e all’epidemia di colera. Il secolo si chiuse con il saccheggio cruento perpetrato nel 1798 dai Francesi guidati da Napoleone Bonaparte durante la loro conquista dell’Italia, mentre l’anno successivo, il 28 luglio, la città venne colpita da un nuovo pesante terremoto. L’inizio del XIX secolo coincise con un importante e vasto ciclo di riforme, che riguardò diversi ambiti della vita politica, istituzionale e anche religiosa dell’Italia. In particolare, per quanto riguarda l’Abruzzo e Teramo, nel 1806 la Provincia di Abruzzo Ultra venne divisa e Teramo diventò capoluogo della neoistituita provincia di Abruzzo Ultra I, con L’Aquila rimasta al vertice della provincia di Abruzzo Ultra II. Inoltre Teramo continuò ad essere capoluogo di provincia anche dopo il Congresso di Vienna (1814-’15), quando nel 1816 il Regno di Napoli cambiò nome in Regno delle Due Sicilie, di cui seguì le sorti fino al 1860, allorché le truppe piemontesi sconfissero definitivamente l’esercito borbonico. Si ricorda la resistenza ad oltranza della vicina Civitella del Tronto, che capitolò solo il 20 marzo 1861, addirittura tre giorni dopo la proclamazione dell’unità d’Italia e la costituzione del Regno d’Italia avvenute il 17 marzo. In questo stesso secolo Teramo si segnalò per un interessante clima culturale, frutto anche del fondamentale apporto di insigni studiosi come Melchiorre Delfico e Francesco Savini.
Nel 1927, la riorganizzazione amministrativo-territoriale voluta dal fascismo, portò alla creazione dell’attuale provincia di Teramo, con il distretto di Penne che passò alla città di Pescara in forte espansione, che ottenne anche l’allora piccolo centro abitato di Montesilvano, mentre Silvi Alta fu assegnata a Teramo che estese il suo territorio fino a Valle Castellana, Martinsicuro e Campotosto. Nel 1963, con la costituzione della Regione Abruzzo, Teramo divenne uno dei quattro capoluoghi di provincia.
Per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale, Teramo e il suo territorio passeranno alla storia per aver annoverato le prime formazioni partigiane che in Italia si sono scontrate in campo aperto contro i nazisti. L’episodio principale è senz’altro quello di Bosco Martese dove, il 25 settembre 1943, i partigiani teramani (e non solo) inflissero una sonora sconfitta e ingenti perdite alle truppe naziste che per rappresaglia rastrellarono delle abitazioni del posto e uccisero alcuni innocenti. Nel Secondo dopoguerra Teramo e la sua provincia tornarono a rifiorire e a svilupparsi, diventando uno dei distretti più ricchi e avanzati non solo d’Abruzzo, ma anche del centro-sud Italia, spinti da un importante settore industriale, artigianale e dei servizi. Nel 1993 è stata istituita l’Università degli Studi di Teramo, resasi indipendente dall’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, fondata nel 1965.
La cucina teramana è ricchissima di piatti tipici e tradizionali le cui origini spesso affondano nella notte dei tempi. Uno di questi, probabilmente il più famoso, è senza dubbio rappresentato dalle “Virtù”, piatto antichissimo, semplice, gustosissimo e salutare, ma anche abbastanza laborioso da preparare costituito da legumi, verdure di stagione e pasta di vario genere.
Ingredienti per 6 persone
Legumi secchi: fagioli, ceci, lenticchie;
legumi freschi: piselli e fave;
verdure varie: carote, zucchine, patate, bietole, indivia, scarola, lattuga, cavolo, cavolfiore, rape, borrace, cicoria, spinaci, finocchi, “misericordia”, aglio, cipolla, “annit” (cioè una specie di finocchio selvatico di odore acutissimo fondamentale per la preparazione del piatto), maggiorana, salvia, “pipirella” (una sorta di timo che cresce spontaneamente nel territorio teramano), sedano, prezzemolo, carciofi;
uova, prosciutto crudo, olio, burro, cotenne, carne di manzo, noce moscata, pepe, chiodi di garofano, lardo, parmigiano, farina, pasta di grano duro di varie qualità.
Preparazione
La sera prima mettere a bagno i legumi secchi separatamente, le cotenne in acqua calda con un osso di prosciutto a pezzi e lavare per bene le verdure. Il giorno dopo far bollire separatamente i diversi tipi di legumi e i pezzetti quadrati di cotenne divisi tra i legumi stessi. A questo punto occorre preparare delle piccolissime polpette insieme alla carne tritata mista e un po’ di sale, di pepe e di noce moscata. Indorare e friggere carciofi e zucchine. Tritare finemente tutte le verdure e in una pentola spaziosa mettere insieme olio, burro, prosciutto crudo tagliato a dadini e lardo battuto. Al tutto unire patate, carote, zucchine tagliate a dadini, le polpettine, aglio e cipolla sminuzzati, chiodi di garofano, noce moscata, un cucchiaino di pepe, l’”annit”, le fave, i piselli sbucciati, un carciofo sminuzzato, maggiorana, “pipirella”, prezzemolo e una costola di sedano, facendo aromatizzare il tutto, fino a quando il condimento non viene assorbito. Aggiungere le verdure e aspettare circa 15 minuti. Allungare il tutto col pomodoro e far bollire per 5-10 minuti. Unire i legumi con tutta l’acqua di cottura (lasciandone un po’ da parte per passarla dopo al setaccio e per unirla al tutto). Far cuocere per 10 minuti circa. Preparare una sfoglia gialla con le uova, una verde con gli spinaci e una rossa con il pomodoro e tagliarle in modo irregolare, grandi quadrati, rotondi, tagliolini, fiocchetti, ecc. Far bollire acqua in due pentole. Buttare giù prima qualche agnolotto e tortellino, quindi, poco dopo, la pasta di grano duro, poca e grossa e a parte quella impastata, giusto il tempo di farla tornare a galla. Scolare, fermando la cottura con acqua fredda. Riunire tutto nella pentola dei legumi, mescolare ben bene e togliere dal fuoco. Aggiungere un bel pugno di parmigiano, i carciofi e le zucchine fritte, mescolando di tanto in tanto. Servire dopo circa due ore il composto, che dovrà risultare piuttosto compatto.
Essendo una città relativamente grande e soprattutto con una storia notevole, che affonda le sue radici nell’epoca pre-romana in cui fu addirittura capitale del popolo pretuzio, Teramo ha molto da offrire, in termini sia di bellezze da vedere, sia di attività da seguire o fare in prima persona. Certamente una cosa che non può mancare al visitatore o anche all’abitante della città o di altre località del comprensorio è una visita al Duomo, un elemento fortemente caratterizzante della città di Teramo ma anche dell’intero Abruzzo. Si tratta di un edificio imponente in stile romanico con elementi gotici nella parte superiore, ed è posto nel cuore di Teramo, giganteggiando tra Piazza Martiri della Libertà (la piazza più importante della città) e Piazza Orsini, dove è posto il suo ingresso principale. La costruzione fu avviata nel 1158 per volere del Vescovo Guido II per conservare le reliquie di San Berardo, Patrono di Teramo e fu ultimata nel 1174. Questo primo corpo è noto anche come “nave guidiana” e presenta internamente tre navate con colonne che si avvicendano a pilastri. Oltre il transetto, posto a un livello superiore si trova il corpo aggiunto nel 1332-1335 per volere del Vescovo Niccolò degli Arcioni e per questo noto come “nave arcioniana”, divisa in sei campate da archi ogivali. Nel XVIII secolo la struttura fu ulteriormente ingrandita per effetto dell’aggiunta della Cappella di San Berardo, mentre i lavori di ristrutturazione effettuati tra il 1932 e il ’35 la riportarono alle caratteristiche iniziali. Nel 1933 venne dedicata a Santa Maria Assunta. Il Duomo è completato da una imponente e pregevole torre campanaria a base quadrata e alta 50 metri che termina con una bella cuspide. La parte inferiore fu realizzata tra il XII e il XIII secolo, nel XIV secolo quella intermedia e infine nel 1493, ad opera di Antonio da Lodi, la parte finale con il coronamento ottagonale alleggerito da bifore e da oculi circondati da maioliche. Il Duomo custodisce al suo interno dei veri capolavori tra cui le Cappelle di San Berardo e del Santissimo Sacramento, il paliotto d’argento di Nicola da Guardiagrele fatto tra il 1433 e il 1448 posto davanti all’altare maggiore, l’edicola in marmo di Antonio da Lodi, l’altare ligneo della cappella della Sagrestia Nuova (1594-1632) in cui sono sistemate tele del XVII secolo del polacco Sebastiano Majewski, il polittico di Jacobello del Fiore posto sull’altare barocco della Cappella di San Berardo e, alla fine della zona absidale, un notevole finestrone rotondo con vetrata policroma e disegno di Duilio Cambellotti.
Mercato: Sabato
Gemellaggi: Memmingen (Germania) dal 1986, Praga (distretto 7) dal 2005; Berane (Montenegro) dal 1982 (quando era denominata Ivangrad); Rishon LeZion (Israele) dal 1988; Strovolos (Cipro) dal 2010; Gorzów Wielkopolski (Polonia) dal 2007; Ribeirão Preto (Brasile) dal 2005; Ávila (Spagna) dal 2010; Aglandjia (Cipro) dal 2011
Sito Web: http://www.comune.teramo.it/
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Auto
- Da Roma: autostrada A24 Roma-Teramo.
- Da Napoli: autostrada A1 in direzione Roma e poi autostrada A24 Roma - L’Aquila - Teramo.
- Da Milano: A1 per Bologna, quindi l’A14 Bologna-Bari in direzione Bari e uscire al casello di Teramo – Giulianova – Mosciano Sant’Angelo.
- Da Bari: A14 Bologna-Bari in direzione Bologna e uscire al casello Teramo – Giulianova – Mosciano Sant’Angelo.
Treno
I treni ad alta velocità fermano a Giulianova, da lì prendere un treno regionale per Teramo.