Testimonianza di un'attività che per più di duemila anni ha accompagnato la vita dell'uomo, luogo di incontro e di scambio di esperienze tra gli abitanti dei borghi vicini, piccolo grande tesoro di architettura artigianale che è ancora in grado di raccontare tanto di un passato non troppo lontano sono i mulini dell’Alto Tordino, che rivestono un ruolo di primo piano nel patrimonio storico e culturale della nostra provincia. Sono meno di una ventina e basta percorrere pochi chilometri a monte di Teramo per riscoprire resti di attività millenaria che hanno accompagnato la vita dell’uomo e sono rimasti in funzione fin sul finire del secolo scorso. Questi antichi manufatti sono perfettamente incastonati in un contesto naturalistico di rara bellezza e rappresentano la meta ideale per un’escursione, anche se per la maggior parte degli antichi mulini, un tempo al centro della vita economica e sociale, oggi sono ruderi abbandonati e raggiungibili solo tramite mulattiere e impervi sentieri. Dei 18 mulini dell’Alto Tordino, tre sono quelli che, in particolare, vale la pena visitare in quanto meglio conservati: il mulino di Padula e quello caratteristico a due macine di Faieto, nel comune di Cortino, e quello di Fioli a Rocca Santa Maria.
MULINO DI PADULA
Funzionante fino al 1955.
Ultimo mugnaio è stato De Fabiis Ulisse detto " lu 'mbienar" ovvero " lu mulenare" che gestì il mulino dal 1940 al 1955.
Precedentemente e per tutta la durata della sua vita, fù mugnaio in quel mulino il padre De Fabiis Rocco.
Negli ultimi anni ( dal 1950 al 1955) De Fabiis Benito Domenico, figlio di Ulisse, pensionato, residente a Padula e attuale proprietario del mulino, aiutò il padre " a macinare ".
Il mulino (un monolocale) era a una sola macina la quale, ben visibile, è ancora in sito.
La volta del "corriere" è parzialmente crollata; sotto, ancora in sito, vi è l'albero del "ritrecine", senza più "palmule", con il sottostante "punteruolo" e "dado di bronzo" (preteletta), poggianti sulla "banchina" anch'essa ancora in sito.
E' ben visibile la lunga traccia della "gora", fino alla chiusa del fiume, scavata quasi totalmente sulla roccia;
è anche visibile il piccolo invaso per la "refogge" con altezza della caduta dell'acqua dell'ordine di dieci metri.
Dell'edificio risulta totalmente crollata la copertura, mentre restano ancora in piedi solo alcune parti delle murature perimetrali.
Le informazioni relative alla proprietà e alla gestione del mulino sono state fornite gentilmente dall'attuale proprietario sig. De Fabiis Benito Domenico.
MULINO DI FIOLI
E' un piccolo mulino la cui unica macina era "mossa" dalle acque del fossato di Fioli, che di lì a poco, le riversa sul fiume Tordino.
E' rimasto in attività fino al 1967. Sono stati ultimi mugnai Di Tommaso Umberto e Domenico, gestori di quel mulino, insieme al genitore Vincenzo, sin dalla tenera età. Anticamente è stato mugnaio Di Biagio Pietropaolo nonno materno dei fratelli Di Tommaso, attuali proprietari.
Il mulino macinava prevalentemente per le frazioni di Fioli, Forno, Vernesca ed Altovia.
E' costituito da un solo locale conservato in ottimo stato. In anni non lontani è stata sostituita la copertura originaria con lastre di "eternit".
Anche i macchinari sono conservati in ottimo stato. oltre alle macine sono ancora in sito la cassa del "farinaro", la "tramoggia" e la "grù girevole", necessaria per sollevare le "macine", allorquando dovevano essere "arpicchettate", cioè rese ruvide le superfici.
Nel "corriere", completa di "palmule", ancora integre, vi è la "ruota palmata" detta "ritrecine" o "ritrecina". Pure la "banchina" è ancora in sito, nonche la "tavola" che deviava l'acqua dalla "ritrecina" per sospendere la macinatura.Al di sopra del mulino vi è il grande invaso per la "refogge", necessaria poichè l'acqua che scorreva nel fossato era "poca".
Tutte le notizie riguardanti la gestione di questo mulino sono state date direttamente dal signor Di Tommaso Umberto che con gradita cortesia ci ha fornito tante altre particolarità della macinatura.
MULINO DI FAIETO
Funzionante fino al 980 anche se negli ultimi cinque anni solo per usi familiari.
Ultimo gestore è stato Di Filippantonio Mario di Faieto, aiutato dal figlio Nicola.
Mario iniziò l'attività di mugnaio nel 1944, subentrando al suocero Brunozzi Nicola, antico proprietario e antico gestore del mulino.
Ora il mulino appartiene a Di Filippantonio Giovanni , originario di Faieto, ma residente a Teramo.
Il mulino è a due macine. Nel “corriere”, integralmente coperte dal fango, sono ancora presenti i due “ritrecini”, realizzati in ghisa e acciaio.
Nel locale oltre alle macine si trovano le “casse di copertura” i “farinari” e le “tramogge” tutte in buono stato. La costruzione, oltre al locale del mulino e di quello adiacente, comprende anche l'abitazione del mugnaio, comunicante con il mulino stesso con una piccola scala interna. La copertura, così come la muratura, sono ancora in discrete condizioni, non risultano esservi crolli di parti strutturali. Anche qui ,posteriormente, a monte del mulino, vi è un grande invaso per la “refogge”. Questo perché, anche qui, come per i mulini di Comignano e Servillo le acque del “Fiumicello” che “muovevano” il mulino erano “poche”. L'invaso, a monte, si restringe e forma la “gora”, le cui tracce, per un lungo tratto, sono ancora ben visibili.
Le notizie sulla gestione e sulla proprietà sono state fornite gentilmente dallo stesso Di Filippantonio Nicola, fratello dell'attuale proprietario.
[Itinerario tratto dalla Monografia di Giorgio Liberato e Sandro Di Altobrando, “I diciotto mulini dell’Alto Tordino”, 2001]