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Ci troviamo a Teramo, città ricca di storia antica e di cultura. Passeggiando per le vie, è possibile imbattersi ancora oggi, in alcune Domus di epoca romana.
Non è necessario recarsi in appositi siti: qui, l’antichità, convive con il modernismo, ed è facile trovarsi di fronte ad un tuffo nel passato di simile portata.
Ecco a voi, le quattro Domus Romane di Teramo.
DOMUS DI LARGO TORRE BRUCIATA(Cuore Rosso)
E’ stata individuata a seguito dei lavori condotti volti al recupero dell’Antica Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis. Datata attorno al I secolo a.C., presenta un ampio peristilio di forma rettangolare con murature in opera incerta e colonne in mattoni, impreziosite da stucco rosso per il fusto e bianco per le basi. L’impelvium, la vasca per la raccolta di acqua piovana è decentrata rispetto a peristilio e pavimentata in opus spicatum. i muri, in opera incerta, conservano gli intonaci decorati con leggere campiture geometriche su fondo bianco, al cui centro vi sono motivi vegetali stilizzati.
La Torre Bruciata, di epoca mediovale, che dà nome al sito, è oggi sede di una sala espositiva che ospita importanti eventi di arte contemporanea, eccellente esempio di riutilizzo di spazi archeologici per fini culturali.
DOMUS DI PORTA CARRESE(Cuore Blu)
Tra le vie dell’Ariete,dei Tribunali, di Porta Carrese e Vico Corto, è possibile ipotizzare, grazie ad alcuni rinvenimenti, due unità abitative,ricche di una preziosa decorazione pavimentale: l’ambiente orientale conserva ancora oggi un mosaico bianco con pascia nera lungo tutto il perimetro, mentre al centro, un quadretto policromo risulta perduto.
Le murature sono realizzate con ciottoli di fiume tagliati, mentre il pavimento presenta un ampio tappeto con intarsuìi di marmi policromi che formano rose dei venti e poligoni simili.
Nello strato immediatamente inferiore a queste strutture sono stati rinvenuti resti di pavimentazione in cocciopesto con diverso orientamento, pertinenti alla fase repubblicana della città. . Nello scavo sono stati inoltre rinvenuti numerosi intonaci dipinti che consentono di ricostruire parzialmente il sistema decorativo parietale consistente in riquadrature geometriche con decorazioni vegetali stilizzate.
DOMUS SAVINI O "DEL LEONE"(Cuore Magenta)
Nel giugno 1891 Francesco Savini, scavando le fondazioni del lato occidentale del proprio palazzo, rinvenne i resti di una domus di età tardo repubblicana che si affacciava su una via secondaria, I resti permettono di definire alcuni ambienti: l’atrio con pavimento in mosaico di piccole tessere bianche su cui sono distribuite scaglie di marmi policromi e, al centro di questa stanza, la vasca per la raccolta dell’acqua piovana; è quella che pare sia stata la stanza di rappresentanza (tablinum) che fiancheggia da due piccoli corridoi: uno rivestito con tessere in marmo bianco e l’altro con cocciopesto.
Il mosaico pavimentale del tablino costituisce uno dei più significativi esempi di mosaici tardo ellenistici in Italia
Proprio dall’immagine contenuta nella parte centrale di esso (emblema) la prestigiosa residenza prende il nome di “domus del leone”. L’emblema, infatti, rappresenta un leone che azzanna un serpente ed è incorniciato da una doppia treccia a calice e da una ricca ghirlanda di foglie, fiori e frutti, popolata da uccelli e retta agli angoli da quattro maschere teatrali, di cui ne conserviamo due.
Ciò che fa emozionare è che il soggetto dell’emblema trova confronti stringenti nelle case pompeiane (Casa del Fauno e Casa VIII 2,34), e dunque è possibile pensare che essi derivino da un originale pittorico comune. Tutto ciò, permette di ritenere che il proprietario della domus dovesse appartenere a un livello sociale molto alto e ricoprire una posizione sociale di spicco
LA DOMUS DI MADONNA DELLE GRAZIE(Cuore Celeste)
Negli scavi di largo Madonna delle Grazie è stata identificata una domus di II sec. a.C. di cui rimangono un ambiente che presenta una pavimentazione in battuto cementizio a base fittile con inserti di tessere bianche che formano un motivo decorativo a reticolato. Un secondo ambiente presenta una pavimentazione simile sempre in opus signinum con inserti di tessere di marmo che formano una decorazione più complessa, con clipeo centrale suddiviso a rombi e quattro delfini agli angoli. Infine, un ultimo ambiente rimasto della domus mostra una pavimentazione anch’esso realizzato in battuto cementizio con inserti di tessere litiche che formano una decorazione con un clipeo centrale a motivi geometrici e con quattro caducei agli angoli.
Uno scavo estensivo, condotto alla fine del 1980 dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo nell’area di Largo Madonna delle Grazie, ha permesso di isolare numerosi ambienti pertinenti, almeno nelle prime fasi (repubblicana e augustea), ad edifici di carattere abitativo. Gli ambienti con murature in opera incerta di ciottoli di fiume tagliati o, nella fase più antica, interi, conservano delle pavimentazioni in cocciopesto con decorazioni geometriche di tessere lapidee bianche che formano motivi di reticolato o a doppio meandro.