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Ideato nel 2009 da tre attori della cooperazione internazionale IT.A.CÀ è oggi una rete che coinvolge oltre 700 realtà locali, nazionali e internazionali che
mira a creare opportunità di riconsiderare il viaggio non più solo come semplice vacanza, ma come un’esperienza capace di offrire una sfida, un rischio, il desiderio di conoscenza e scoperta del mondo, vicino e lontano da casa.
Il viaggio responsabile, infatti, parte da casa e arriva a casa, una qualsiasi casa, una qualsiasi Itaca da raggiungere, dove più che la meta conta il percorso e il modo in cui ci si mette in cammino.
Il festival si è diffuso dal sud al nord Italia, coinvolgendo centinaia di soggetti che danno vita a eventi di carattere divulgativo, scientifico, didattico e sportivo in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale.
E non poteva che trovare terreno fertile in terra d’Abruzzo.
Per la seconda edizione di IT.A.CA’ GRAN SASSO, è stato scelto, come partner promotore “Radici Culturali”,in collaborazione con il CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) di Isola del Gran Sasso gestito dall’Associazione Salam, tra le cui attività vi è la partecipazione dei richiedenti asilo ospitati in un progetto di recupero, manutenzione ordinaria, sistemazione e valorizzazione dei sentieri all’interno del Parco.
La manifestazione è interamente dedicata ad Arshad Ali, il migrante pakistano risiedente a San Pietro tragicamente scomparso lo scorso mese di gennaio.
Tema principale, ideato dallo scrittore e antropologo Vito Teti è la Restanza, quel tornare, partire e restare che è da sempre nel DNA di queste terre e degli abitanti dei luoghi, che con grande caparbietà cercano metodi e strumenti condivisi per contrastare il fenomeno dell'abbandono dei borghi storici, accentuato dalle ultime calamità naturali.
Partendo dalla volontà di valorizzare potenzialità e risorse di un patrimonio culturale unico, attraversato dai tratturi caratteristici del fenomeno della transumanza, il filo conduttore del Festival sarà declinato con i temi dell'accoglienza e dell'integrazione sociale, che vede oggi giovani migranti, ospitati in maniera diffusa nell'area del cratere sismico, portare avanti tradizioni e mestieri storici, oltre che adoperarsi per il recupero e la valorizzazione di sentieri e aree protette. Saranno questi ultimi a guidare i visitatori alla conoscenza del Parco, in escursioni per tutti tra aree protette, piccole frazioni, castelli e rifugi.